Addio Roberto Cavalli, lo stilista che amava le donne: «Tutti vogliono essere sexy, anche se intimiditi. Un vestito può davvero cambiarti la vita.”
Roberto Cavalli è morto all’età di 83 anni. Lo stilista, uscito ufficialmente dalle scene una decina di anni fa, soffriva da tempo di problemi di salute, ma questo non gli aveva mai impedito di godersi appieno la vita, poiché aveva sempre fatto. Nel marzo del 2023 aveva infatti annunciato la nascita del suo sesto figlio, avuto dalla compagna Sandra Bergman Nilsson, 38 anni ex Miss Svezia e con lui da 15 anni. Voleva chiamarlo Giorgio, in onore del padre, nonno del bambino. Non solo: qualche settimana dopo hai anche annunciato di aver acquisito una delle discoteche più famose d’Italia, il Pineta di Milano Marittima. Quindi, nonostante tutto, Cavalli non aveva la minima voglia di fermarsi.
Una gioia di vivere, la sua, che ha determinato il suo successo anche nella moda. E cosa è successo: alla fine degli anni Novanta il mondo impazziva per le sue collezioni colorate, provocatorie, talmente ricche da risultare decadenti. Ricami, stampe animalier, corsetti, miniminissime, pantaloni con vita al limite della decenza. Per Cavalli il troppo non è mai abbastanza. «L’eccesso a volte è sinonimo di successo, a patto di fare qualcosa di diverso, speciale, sexy», amava ripetere. «Tutte le donne amano essere sexy e io voglio aiutarle a esserlo. Ci sono donne che forse si intimidiscono, ma voglio che tutte sappiano che un abito può davvero cambiarti la vita”. Nel suo caso, così è stato. E se all’epoca non tutti amavano (e capivano) il suo over- il top dello stile, oggi l’estetica Cavalli è alla ribalta come non mai, con il mercato vintage che impazzisce per i suoi capi originali.
È anche vero che la vita di Roberto Cavalli è sempre stata sopra le righe, spesso non per scelta. Lo stilista è nato il 15 novembre 1940 a Firenze. La sua infanzia è stata segnata dalla tragica morte del padre Giorgio, ucciso nel 1944 dalla Wehrmacht, le truppe tedesche, durante la strage di Cavriglia. Crescendo, lo stilista rivelò un’inclinazione per l’arte – lo zio materno, Giuseppe Rossi, era un famoso macchiaiolo le cui opere sono conservate agli Uffizi -. Studiò quindi all’istituto statale d’arte di Firenze, e lì si appassionò alla tintura dei tessuti, specializzandosi. È giovane, entusiasta e talentuoso: ancora studente, le sue stampe floreali su un maglione hanno attirato l’attenzione di diversi produttori di calze e collant. Ma vuole mettersi in proprio e, dice, rivoluzionare il settore. E così fa. Agli inizi degli anni Settanta, appena trentenne, brevetta un metodo rivoluzionario per stampare la pelle, da allora il suo materiale preferito, che lo ha portato da esordiente a collaborare con Pierre Cardin e Hermès. Da lì, è un’esplosione di tessuti abrasi, colorati e ricamati, perfetti per l’era dell’hippie chic. Sfila a Palazzo Pitti, apre la sua prima boutique a Saint Tropez nel 1972, sposa il suo primo amore Silvanella Giannoni nel 1964, e da lei ha i primi due figli, Tommaso e Cristiana.
Vede la sua azienda prosperare, conquistandosi un posto alla ribalta tra gli specialisti del settore, ma il vero salto di qualità arriva quando, dopo aver divorziato da Silvanella, incontra la sua seconda moglie, Eva Duranteer, nel 1977. La incontra a Miss Universo. concorso: lui è un giudice, lei rappresenta l’Austria nel concorso. Un rapporto teoricamente vietato dal regolamento, ma Cavalli è sempre stato insofferente alle regole. Lui ed Eva si innamorarono subito, si sposarono nel 1980 e insieme ebbero 3 figli, Roberto, Rachele e Daniele. Ma, al di là della vita privata, Eva si rivela una formidabile partner creativa: grazie a lei lo stilista, che nel frattempo aveva deciso di rinunciare all’abbigliamento per dedicarsi all’allevamento di cavalli, decide di tornare sui suoi passi, e di farlo concentrandosi sulla sua collezione. La sua seconda vita professionale inizia così nel 1994, quando lancia sul mercato i suoi jeans invecchiati, scoloriti e colorati, trattati con la tecnica della sabbiatura (trattamento giudicato 20 anni dopo dannoso per la salute dei lavoratori).
I suoi pezzi sono molto apprezzati, ma dopo qualche anno è stata la mitica direttrice di Vogue Italia Franca Sozzani a dargli la spinta necessaria per entrare nell’Olimpo della moda, che insieme alla stilista Anna Dello Russo ridisegnò completamente la sua immagine. Più colori, più abiti da festa stravaganti, più stampe. Più moda. Le sue campagne pubblicitarie fotografate da Steve Hiett con una ragazzina molto giovane Maria Carla Boscono dominano il panorama delle metropoli, le star non riescono a fare a meno dei loro vestiti: Beyoncé, Cindy Crawford, diventata amica e musa ispiratrice come Jennifer Lopez, Shakira, Victoria Beckham e suo marito David. Ancora il leader degli Aerosmith Steven Tyler e Lenny Kravitz, che lo convinsero che la sua versione di hippie sotto steroidi sarebbe piaciuto molto anche agli uomini, spingendolo così a lanciare anche una linea maschile. Le sue sfilate faraoniche, con le modelle più belle e le scenografie più spettacolari, sono le più ambite delle sfilate milanesi. Nel 2002 apre a Milano, nella Torre Branca, al centro del Parco Sempione, il Just Cavalli Café, che diventa subito meta di calciatori, divi, stelline e di quanti, tanti, sognano di stare gomito a gomito con loro.
E lui è al centro di tutto questo, divertito e sornione. A chi gli chiede perché ama così tanto le stampe animalier, spiega: «Mi piace la natura: mi sono accorto che tutti gli animali hanno un bellissimo “vestito”. I pesci, i serpenti, le tigri, tutti quanti. Ho capito che Dio è uno stilista straordinario: e quindi copio da lui». Nel 2007 è stato protagonista di una collaborazione con H&M andata a ruba, e nel 2012 ha pubblicato anche la sua autobiografia. Milano insieme a Eva – con la quale resta legatissimo nonostante nel frattempo si sia separato – e Matteo Renzi, suo grande amico. Ma, nonostante il fatturato funzioni, il brand comincia a registrare perdite sempre maggiori: come sempre accade nella moda,. i gusti vanno avanti a cicli. I suoi abiti sbarazzini non sorprendono più come una volta, e per questo nel 2014 la famiglia ha venduto la maggioranza del marchio al fondo Clessidra. È finita malissimo, con il gruppo che ha dichiarato bancarotta nel 2019. Clessidra è stata poi sostituita dalla Vision Investment Co. di Dubai, che già curava i progetti immobiliari firmati dal brand: si parlava di un ritorno in grande stile per lo stilista, ma lui preferisce restare relativamente in disparte. in realtà, perché Cavalli continua a farsi sentire, ovviamente. Abituato com’è a dire sempre quello che pensa, finisce invischiato in più di una polemica via social con diverse influencer – prima fra tutte Chiara Ferragni, che lo stilista accusa di non essere né spontanea né “vera” -, categoria che proprio non gli piace. Ma, scaramucce verbali a parte, quello che rimane è la sua visione della moda fatta per divertimento.
Oggi la collezione è disegnata da Fausto Puglisi, innamorato quanto lui dei colori, delle forme e della sensualità. La sua versione aggiornata del marchio, unita alla rinata passione tra i più giovani per la moda dei primi anni 2000, ha riportato il marchio ad un ruolo di primo piano. Esattamente come voleva.
L’eredità e il cordoglio della maison che porta il suo nome
“Caro Roberto, forse non sei più fisicamente qui con noi, ma so che sentirò sempre il tuo spirito con me. È il più grande onore della mia carriera lavorare seguendo la tua eredità e creare per il marchio che hai fondato con tale visione e stile. Riposa in pace, mancherai e amerai così tante persone che il tuo nome continuerà, un faro di ispirazione per gli altri, e soprattutto per me”, dice Fausto Puglisi, Direttore Creativo di Roberto Cavalli da ottobre 2020.
“L’azienda Roberto Cavalli esprime il suo cordoglio per la perdita della famiglia del signor Cavalli. La sua eredità rimane una costante fonte di ispirazione.” annuncia Sergio Azzolari, amministratore delegato di Roberto Cavalli.