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Apple Intelligence: la nuova frontiera dell’intelligenza artificiale che spinge le azioni Apple ai massimi storici

Finanza

dal nostro corrispondente Biagio Simonetta

A circa 24 ore dalla presentazione di Apple Intelligence il titolo vola alle stelle. La tecnologia dell’iPhone impressiona

3′ di lettura

CUPERTINO (CALIFORNIA) – È il giorno dopo, quello magico, per Apple. Perché a circa 24 ore dal lancio di Apple Intelligence, il titolo dell’azienda di Cupertino schizza ai massimi di sempre, registrando in apertura un tonico +5% che porta l’azienda ben sopra i 3mila miliardi di capitalizzazione, concorrendo a Wall Street per la leadership di Microsoft. .

Ma come funziona l’intelligenza di Apple? E perché, al momento, sembra una tecnologia capace di far recuperare ad Apple tutti i ritardi accumulati negli ultimi mesi? Andiamo con ordine.

A Cupertino, infatti, hanno lanciato cinque nuovi LLM (large Language Models), che interagiranno con Siri testualmente e vocalmente, e sono dedicati a traduzioni, immagini, codifica e altro ancora. Tuttavia non vengono considerati Rivali di ChatGPT. L’azienda di Tim Cook inizierà ad implementare Apple Intelligence entro la fine dell’anno. E le funzionalità saranno disponibili gratuitamente su iPhone 15 Pro e versioni successive e su tutti i Mac e iPad della serie M. L’AI di Cupertino, immaginiamo, arriverà in Italia non prima del 2025 (il lancio autunnale è previsto solo in inglese americano), si muove lungo due direttrici parallele: un’AI on device, quindi estremamente profilata sull’utente e sulle sue esigenze; e un’IA più generalista, per la quale Apple si affida a ChatGPT (ma non solo). Nel primo caso, la possibilità di poter addestrare un’intelligenza artificiale con dati molto personali (come salute, abitudini, movimenti) ma anche dati assolutamente privati ​​sembra essere la sfida più avvincente. Quella che il mercato sta premiando e che, una volta pienamente utilizzabile, trasformerà lo smartphone in un dispositivo nuovo, intelligente e più utile.

ChatGPT non solista

A proposito di ciò, in una successiva intervista con Craig Federighi, VP e responsabile software di Apple, è emerso che la scelta di ChatGPT non è vincolante. Federighi ha spiegato che l’AI di supporto funzionerà più o meno come un plugin, che gli utenti potranno scegliere in futuro: «Certamente – ha detto – le persone avranno le loro preferenze per certi modelli: magari qualcuno cercherà un ottimo modello per scrittura creativa, qualcun altro per la programmazione. E quindi vogliamo consentire agli utenti di portare alla fine un modello di loro scelta. Questo è il motivo per cui immaginiamo di creare in futuro integrazioni con diversi modelli come Google Gemini. Questa è la nostra direzione.”

Federighi ha spiegato anche la scelta di puntare inizialmente su ChatGPT: «è stata dettata dal fatto che Apple ha voluto partire dal meglio», ha detto.

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La mossa vincente

La mossa vincente, a prescindere da quanto tempo ci vorrà per avere un’intelligenza artificiale personalizzata (magari capace di prevedere se faremo tardi all’appuntamento oggi), è sicuramente il Private Cloud Compute. Perché la chiave della privacy è un fattore assolutamente primario per gli appassionati dell’azienda di Cupertino, e Apple lo sa bene. Con Private Cloud Compute, Apple estende in modo efficace la sicurezza e la privacy dei suoi dispositivi nel cloud, garantendo che i dati personali degli utenti inviati al CCP non siano accessibili a nessun altro oltre all’utente, nemmeno ad Apple. Ed è la prima volta che un’azienda tecnologica riesce a mettere a punto una tecnologia simile.

C’è però da dire che per permettere al PCC di funzionare sono necessari i chip Apple Silicon. E al momento questo sembra essere l’ostacolo più grande, perché Apple Silicon non è ovunque. Ma il percorso è chiaro.

  • Biagio Simonetta

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