Stile di vita

Concerto a Modena, Vasco Rossi e 220mila fan: «Tempesta perfetta»

“È stata la tempesta perfetta”. Il giorno dopo il concerto da record che ha radunato 220.000 fan al Modena Park sotto il palco dove si è esibito per quattro lunghe ore, Vasco è orgoglioso e soddisfatto. Un evento per celebrare i suoi 40 anni di carriera che si sono trasformati in un canto collettivo di tutta Italia grazie al programma, condotto da Paolo Bonolis, in onda su Rai1. Per un totale del 36,14% di share con 5 milioni e 633 mila telespettatori medi. I complimenti a Vasco sono arrivati ​​dal premier Paolo Gentiloni, dal sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli ma anche dall’altro grande della canzone italiana, suo grande rivale. Su Facebook Ligabue ha scritto: “Complimenti Vasco, complimenti Modena!”. Grazie anche dal direttore generale della Rai Mario Orfeo, soddisfatto per i risultati della diretta televisiva: “Grazie a tutti coloro che hanno lavorato affinché l’indimenticabile concerto di ieri al Modena Park potesse raggiungere ed emozionare i milioni di italiani rimasti a casa”.

Concerto da record

La vista dal palco è impressionante. Già a metà pomeriggio non si vede la fine della distesa di corpi. Sembra la scena di un blockbuster. Non ci sono comparse moltiplicate per il digitale. Sono tutte persone vere. Duecentoventimila. Record mondiale. Il commento di Vasco appena sceso dall’elicottero: “Bravi ragazzi, il posto è pieno”.


Inizia con Alfredo

Il boato quando sale sul palco è un casino. Lo senti con la pancia. Benvenuti a Modena Park, la torta di compleanno oversize di Vasco. Non è una serata per il minimalismo. Entra in scena con uno stud giallo sull’epica Così parlò Zarathustra di Strauss, mentre un sole a palla di fuoco sorge su 1500 metri quadri di schermi. Un fronte palco di 125 metri, scenografie mobili in stile industrial. Il racconto musicale parte da “Colpa d’Alfredo”, quella di quel “vestito fuori Modena Modena Park” che ha dato il titolo alla manifestazione. Era il 1980, terzo album, quello della svolta rock. Tutta la prima parte dello spettacolo è dedicata a quell’epoca. Quando il signor Rossi Vasco da Zocca modernizzò la musica italiana mettendoci dentro il rock e dissacrando la tradizione sanremese. I cantautori non erano più in sintonia con la nuova generazione.

Sul palco tra rock e ironia

Lui, raccontando la sua vita incasinata dentro e fuori, è riuscito a toccare sbigottito e regolare. “Bollicine” colpisce da una parte. “Ogni volta” dall’altra. Eccole in fila: la prima “è un richiamo tribale”, la seconda è l’abbraccio a chi ti sta accanto. L’ironia con cui Vasco affronta l’appuntamento odierno tiene insieme tutto. La si legge negli occhi e nelle movenze. La band va dritta sulla strada del rock. Ci sono anche altri compagni di avventura. Il primo invito è per Gaetano Curreri, colui che lo ha convinto a provarci con la sua musica. Al piano suona “Jenny è pazza”, “Silvia” (insieme furono il primo 45 giri, uscito il 15 giugno 1977) e “La nostra relazioni” prima di iniziare con “Anima Fragile”. Più avanti ci sarà spazio per due lunghi assoli di Maurizio Solieri, chitarrista fino al 2014 con un paio di tira e molla, e Andrea Braido, alla chitarra negli anni Novanta.

L’omaggio a Massimo Riva

Nei bis, un saluto al cielo per il compianto Massimo Riva. L’autocelebrazione è consentita. Spezzoni di concerti d’epoca per “Blasco Rossi” e un Vasco moltiplicato in stile pop-art sugli schermi per le atmosfere disco di “Una splendida giornata”. “Ieri ho sgozzato mio figlio” vira verso il metal, verso il “satanic rock” scherza, ma quegli arrangiamenti duri degli ultimi Kom-tour vengono momentaneamente accantonati. Per un progetto antologico come questo, il protagonista e il produttore Guido Elmi hanno scelto di restare più vicini al Vasco-sound. “Delusa” è il filo conduttore di un medley anni ’80-’90 ma dalla parte centrale in poi la coerenza cronologica non è più un vincolo. I brani passano il testimone più per suggestioni e temi. Tre ore e mezza di concerto e Vasco le tiene. Con gli accenni nei medley sono 45 canzoni, una sequenza di successi che hanno attraversato il tempo e le generazioni, tutti riuniti ieri in platea. “Olè olè olè Vascooo Vascooo”.

Giovanardi deriso

Ognuno avrebbe la sua richiesta e le inevitabili omissioni sono giustificate da canzoni che il festeggiato considera gemelle. Niente da fare, nemmeno questa volta, per “Vado al massimo”, forse troppo lontana dal Vasco di ieri e anche da quello di oggi. Durante “Non mi va” Blasco sbeffeggia Carlo Giovanardi: il senatore ossessionato dalla “cattiva maestra” sarebbe una di quelle facce lì, con un sedere. Alle feste ci si diverte. Su “Rewind” sventolano migliaia di reggiseni con la scritta “Fammi godere” sulle coppe. E la regia inquadra prontamente qualche topless (finito anche nella diretta di Rai1 condotta da Paolo Bonolis). Lato destro del palco. Il rocker fa spazio al cantautore. Si siede, chitarre e strumenti acustici. È un po’ come sentire “Una canzone per te”, “Va bene va bene così” e “Senza parole” nell’istante in cui gli nascono nella testa e dalle mani. Lo aveva già detto due anni fa, ma dopo l’attentato di Manchester il messaggio è ancora più forte. “Non abbiamo paura. Non cambieremo le nostre abitudini. Il nemico non è l’odio, ma la paura. Non chiudiamoci in casa”.

Karaoke collettivo

L’hanno ascoltata duecentoventimila persone. I bis arrivano dopo mezzanotte. Sono i pilastri del Vasco-pensiero. Le donne, le sfide della vita, la trasgressione e il senso di confusione della generazione di sbandati che pensavano di poter essere Steve McQueen. “Sally”, “Un senso”, “Siamo solo noi”, “Vita spericolata”. La canzone per spegnere le candeline non può che essere una. E poi tutti sul palco. Quattro chitarre (Burns, Pastano, Solieri e Braido), Curreri al pianoforte. “Alba chiara” è un karaoke collettivo. Fuori c’è tutto il mondo, ma in questo parco ce n’è una buona parte. Fuochi d’artificio.

2 luglio 2017 (modificato 3 luglio 2017 | 08:41)

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