Fiat Topolino, secondo sequestro a Livorno: le motivazioni Il Tirreno
LIVORNO. Dopo il sequestro probatorio eseguito dall’Agenzia delle Dogane e dalla Guardia di Finanza, il gip ha disposto anche il sequestro – in questo caso preventivo – delle 134 Fiat Topolino e Topolino Dolcevita “made in Africa” rimaste bloccate nel porto di Livorno per oltre due settimane a causa delle bandiere italiane sulle portiere. Il provvedimento è stato adottato ai fini della confisca, che però difficilmente potrà avvenire, visto che la strada annunciata da Stellantis – la multinazionale con sede in Olanda che annovera, oltre ad altri 13 marchi, la Fiat torinese – è quella di raggiungere un accordo per ottenere lo svincolo dei veicoli importati dal Marocco, Paese di produzione. Il gip del tribunale di Livorno Mario Profetaoltre a riconoscere la presenza del Tricolore che potrebbe confondere i consumatori circa l’origine del prodotto, sottolinea anche che i nomi dei modelli – “Topolino” e “Topolino Dolcevita” – richiamano già di per sé l’italianità e il “made in Italy”: il primo perché richiama la storica berlina prodotta a Torino dal ’36 al ’55 e il secondo perché si ispira all’omonimo film del 1960 del regista Federico Fellini.
La storia
Il sequestro è stato eseguito il 15 maggio e il reato contestato è la vendita di prodotti industriali con contrassegni falsi, per il quale è indagata la Procura della Stellantis Europa spa. I sigilli sono stati disposti ai sensi dell’articolo 4, comma 49, della legge finanziaria 2004 – 24 dicembre 2003 numero 350 – che prevede che «l’importazione e l’esportazione a scopo di commercializzazione ovvero la commercializzazione o la commissione di atti non univocamente attinenti alla commercializzazione di prodotti recanti indicazioni false e fuorvianti di provenienza o di origine» costituisce reato, nello specifico la vendita di prodotti industriali con contrassegni falsi, punito dall’articolo 517 del codice penale. Il segno distintivo è un piccolo adesivo con la bandiera italiana, apposto sulle portiere di automobili, monopattini elettrici che anche i quattordicenni possono guidare dopo aver conseguito la patente. Tuttavia, qualora il giudice per le indagini preliminari dovesse concedere la possibilità di rimuovere il Tricolore, il sequestro potrebbe estinguersi con la conformità dei quadricicli stessi e la loro conseguente restituzione a Stellantis. Una possibilità concreta che potrebbe concretizzarsi nelle prossime settimane.
L’evoluzione
Nel frattempo, le auto sono ancora nei terminal della Compagnia impresa lavoratori portuali (Cilp), la maggior parte in quello denominato “Leonardo da Vinci”. È questa la zona, a ridosso della banchina, dove sono sbarcate dalla nave che le ha trasportate dal Marocco, dove si trova la sede produttiva, all’Italia, per poi essere trasportate con bisarche alle diverse concessionarie Fiat del Paese. Stellantis ha annunciato di voler rimuovere la bandiera italiana, la cui presenza è all’origine del sequestro: sarebbe fuorviante – secondo l’accusa – per il consumatore finale, che sarebbe indotto a credere erroneamente all’origine “made in Italy” del prodotto. Tra l’altro, alcune auto spedite dopo quelle sequestrate dalla Dogana non hanno più il bollino contestato. La decisione definitiva e l’eventuale revoca del sequestro sono attese nelle prossime settimane.