Stile di vita

Il Volo: «Sgradevoli a noi? Chi insulta forse si vergogna delle proprie origini»

Irritanti, arroganti, monelli… I “tenorini” del Volo – Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble – hanno ricevuto un sacco di critiche, fino agli insulti in sala stampa a Sanremo mentre salivano sul podio, dietro Ultimo e Mahmoud, con Musica che rimane. Nel 2015, ancora fango: da un albergo di Locarno vengono accusati di aver devastato una stanza. Il gestore della struttura nega, ma la macchina delvergogna onlineil linciaggio sul web è già iniziato. Eppure, guardando questi tre ragazzi poco più che ventenni con la faccia smaliziata di chi ha imparato a gestire il successo ma non al punto di lasciarsi sfuggire gli attacchi, ci si chiede cosa provochi tanta antipatia.

Perché ce l’hanno con te?
Boschetto: «Molti non ci conoscono, ma a Sanremo abbiamo pranzato con alcuni giornalisti e hanno cambiato idea. C’è la tendenza a etichettare una persona, un po’ come giudicare un libro dalla copertina. Siamo consapevoli che la nostra musica non è al passo con quella di Ghali, Sfera Ebbasta, Frah Quintale… forse siamo antipatici perché proponiamo un genere popolare, ma non di moda». Barone: «Il nostro manager (Michele Torpedine, ndr) ha lanciato Andrea Bocelli e ci ha detto che, all’inizio, ha ricevuto le stesse critiche».


Con l’avanzare dei trapper, non hai paura di risultare anacronistici con il tuo pop lirico?
Barone: «È come se chi ci chiama antichi si vergognasse delle proprie origini… Alla Giornata Mondiale della Gioventù di Panama abbiamo cantato laAve Maria, madre di misericordia davanti a Papa Francesco e a un milione di persone. Noi rispettiamo qualsiasi genere musicale e siamo contenti per i trapper perché non ci tolgono niente, né noi togliamo niente a loro”. Ginoble: “Facciamo musica nazional-popolare che ormai è diventato un termine dispregiativo, ma affonda le radici nelle tradizioni più autentiche del nostro Paese”. Ancora Barone: “Siamo unici, proponiamo un genere che nessuno dei nostri coetanei ha mai provato. Non andiamo in radio, e un po’ ne soffriamo, ma i nostri punti di forza sono altrove. All’estero proponiamo la versione più sinfonica perché oggi, dopo Modugno, Pavarotti e Bocelli, siamo noi a portare la tradizione italiana nei grandi palazzetti americani”. Ginoble: “Ma il nuovo album Musica è dedicato di più al pubblico italiano anche grazie a Sanremo, dove abbiamo proposto un brano dalle sonorità contemporanee, meno impostato. Per il nostro Paese abbiamo scelto un repertorio moderno, che si riflette nell’evoluzione vocale: è la dimostrazione che sappiamo emozionare anche con cose diverse».

Il Volo: «Sgradevoli a noi? Chi insulta forse si vergogna delle proprie origini»

Sei ancora giovane, ma stai già festeggiando dieci anni di carriera: hai mai pensato che, dopo un’ascesa così inarrestabile, il pubblico potrebbe perdere interesse nella tua musica?
Barone: «Bisogna sapersi reinventare ogni giorno, ma senza perdere la propria identità. Poi, certo, siamo abbastanza maturi da riconoscere i nostri limiti. Non possiamo fare reggaeton se siamo Il Volo». Ginoble: «Una cosa è gestire la carriera del Volo all’estero, un’altra in Italia. Qui si mangia pasta tutti i giorni, in America si cena fuori una sera. La nostra musica all’estero è un po’ come la gastronomia, ma non piace solo agli emigrati… Ai nostri concerti vengono anche i Capi di Stato, vorrei dirlo a quel giornalista che anni fa sosteneva che cantavamo nelle pizzerie americane… forse non sa che ci esibivamo al Radio City Music Hall».

Dopo dieci anni insieme, come riuscite a tenere a bada il vostro ego e le vostre ambizioni da solisti?
Barone: «Fortunatamente, proveniamo tutti da piccoli paesi con qualche migliaio di abitanti e questo ci ha aiutato a mantenere la lucidità nel gruppo. Poi ogni tanto scatta la scintilla, ma…». Ginoble: «I capricci sono normali, soprattutto nei momenti di stress, ma abbiamo la forza di guardarci in faccia e ammettere i nostri errori».

Il Volo: «Sgradevoli a noi? Chi insulta forse si vergogna delle proprie origini»

Su cosa vi scontrate?
Barone: «Oggi, per esempio, questo individuo (Ignazio, ndr) si è svegliato alle 11.30 mentre noi eravamo già in riunione alle 9. Lui non sapeva niente, dice, ma perché non gliene importa? Lui non ha una segretaria, io sono una sua collega…».

Avete mai litigato prima di un concerto?
Barone: «Se è così, anche sul palco, è successo l’anno scorso a Taormina. Ignazio è un tifoso della Juventus, che ha perso 4-1 in finale di Champions League. Per prenderlo in giro continuavo a ripetere: “Mamma mia, che caldo che fa oggi”».

E lui?
Boschetto: «Gli ho detto: “Fuori fai quello che vuoi, ma sul palco non disturbarmi”.

Ti riconosci nell’immagine dei bambini di una volta?
Barone: «Siamo molto responsabili e disciplinati. Palestra, alimentazione sana… Questa generazione, però, mi spaventa. Mi preoccupano i testi di certe canzoni, troppo espliciti, che non veicolano esempi positivi. Una volta i messaggi erano “Non sono degno di te” di Gianni Morandi, “Rose rosse per te” di Massimo Ranieri… Non dico che dovremmo tornare a quel linguaggio, ma nemmeno dovremmo vantarci di non usare il preservativo o di non assumere droghe».

La trasgressione, tuttavia, ha sempre caratterizzato un certo modo di fare musica.
Ginoble: «Gli artisti degli anni ’60 e ’70 basavano la loro carriera sulla trasgressione, era uno stile di vita. Oggi è una tendenza. La vita spericolata di Vasco è vera, l’ha avuta…». Boschetto: «Avvicinarmi alle droghe pesanti mi spaventa, mi viene l’ansia solo a pensarci».

I fan ti scrivono per raccontarti i loro problemi?
Boschetto: «Sì, ricordo una ragazza in Argentina piena di cicatrici, si tagliava. Mi diceva: “Grazie a te non faccio più queste cose”. Oggi, quasi ti istigano a farlo…». Barone: «Mi sembra che molti adolescenti, quando scattiamo una foto autoscattoresta fuori dall’inquadratura, si vede solo l’occhio… Chiedo: «Perché non entri nella foto?». Loro rispondono: «No, sono brutto». Temono il giudizio degli altri».

Ma sui social media l’importante è mettersi in mostra.
Barone: «I social sono la spettacolarizzazione del nulla».

Funziona l’aria antiquata, l’antitesi del bello e del dannato?
Ginoble: «Già alle 15, eravamo in tre o quattro a bussare alle nostre camere d’albergo. Guardavamo dallo spioncino e, se non ci piaceva quello che vedevamo, chiedevamo alla receptionist di chiamare la sicurezza…».

Anche le più belle ci stanno?
Ginoble: «Pensi che tre adolescenti un po’ sfortunati, che dal villaggio finiscono per esibirsi in tutto il mondo, abbiano avuto problemi a farli entrare?».

Insomma, signori o signorine?
Barone: «L’unica relazione importante che ho avuto è finita di recente, è durata sette mesi…».

Perché vi siete lasciati?
Barone: «Non ne parlo, ma posso dire che cerco una ragazza semplice, dinamica, sportiva… una che quando la chiamo dall’altra parte del mondo e le chiedo cosa sta facendo non risponda: “Mi annoio”». Ginoble (l’unico fidanzato dei tre): «La donna da sposare deve essere elegante, sensibile, intelligente».

Ti piace Francesca?
Barone: “Le fa delle videochiamate a ogni riunione, anzi perché non la chiami tu adesso?” Silenzio. Un accenno di rossore, mentre mostra la foto di un mazzo di fiori sul suo telefono.

Sono il tuo regalo?
Ginoble: «Sì, per il nostro anniversario, il 13 del mese, ci siamo messi insieme a luglio». Boschetto: «Siamo ancora al “meseversario”… Io invece ho sempre avuto paura di una relazione, se non sono convinto al cento per cento preferisco fare un passo indietro. Non sono il tipo che usa le donne e ciao, in una relazione metto sempre i sentimenti».

Cosa succederà ora?
Boschetto: «A maggio il tour in Giappone. In estate saremo in tutta Italia, poi in Europa, Stati Uniti e Sud America fino al 2020».

25 aprile 2019 (modifica 2 maggio 2019 | 23:24)

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