la promessa sulle azioni Oaktree
MILANO – La sentenza della Corte d’Appello di Milano rende Steven Zhang tecnicamente insolventeperché il debito da 320 milioni verso la seconda banca cinese diverrà esigibile anche in Italia, in virtù del riconoscimento della sentenza della Corte di Hong Kong da parte delle nostre autorità. La storia parte da lontano. La China Construction Bank (CCB) aveva prestato 255 milioni di dollari alla società Great Matrix, controllata da Suning Holdings e chiaramente riconducibile a Zhang. Il patrocinio del presidente dell’Inter era così evidente che il prestito contratto da Great Matrix era garantito da un garanzia personale da parte di Steven stesso. La banca ha quindi agito nei confronti di quest’ultima, a seguito dell’inadempimento della società debitrice sul debito. Nel corso del processo, dinanzi alla Corte di Hong Kong, Zhang aveva tentato un maldestro disconoscimento delle firme che erano presenti sul documento. Essendo stato smentito dal perito della corte, si era quindi trovato condannato dalla giudice Anthony Chang, a luglio 2022, per ripagare il debito. Da allora, CCB ha intrapreso una serie di azioni volte a recuperare il debito: prima a Hong Kong, poi negli Stati Uniti e in Italia. In patria, la banca lo ha citato in giudizio per oltraggio alla corte e falsa testimonianza, accusa che – se provata – potrebbe rischiare tre mesi di prigione. Negli Stati Uniti sta cercando di ottenere un ordine esecutivo per chiedere ad alcuni istituti finanziari (tra cui Goldman Sachs, Oaktree e Bain Capital) di consegnare documenti e informazioni che potrebbero ricondurre ai beni di Zhang: per ora la banca cinese ha ottenuto solo una vittoria parziale, come riportato mesi fa da Calcio & Finanza.
La procedura in Italia
In Italia è pendente un altro procedimento, avviato sempre da Banca cinese per le costruzionivolta ad ottenere l’annullamento della delibera dell’Assemblea Inter-Società, adottata dalla società, non avrebbe riconosciuto alcun indennizzo ai membri del Consiglio di Amministrazione. China Construction sostiene invece che laInter avrebbe dovuto versare, negli ultimi 6 anni, delle somme a titolo di risarcimento al presidente e che queste potrebbero essere sequestrate dalla banca, a parziale soddisfazione del credito. Una vicenda dall’esito molto incerto, che potrebbe giungere a conclusione nelle prossime settimane. Una cosa resta certa: il presidente nerazzurro, che non risulta possedere alcun patrimonio in Italia, da ieri non potrà più possederne. Almeno finché non avrà saldato un debito (che nel frattempo è salito a 320 milioni per interessi) che nessuna delle entità aziendali della galassia Suning, negli ultimi due anni, ha potuto o voluto ripagare. Dal punto di vista personale, il giorno in cui è scaduto il credito vantato da Banca cinese per le costruzioni diventerà esecutivo anche in Italia, dovrà necessariamente essere affrontato il tema del rispetto delle norme federali che prevedono requisiti di onorabilità e solidità finanziaria per chi possiede azioni societarie o anche solo per chi assume ruoli dirigenziali. Il tema potrebbe essere superato quanto prima Oaktree farà rispettare la promessa sulle azioni della casa madre lussemburghese (al momento molto probabile), ponendo così fine all’era di Zhang nella cabina di regia dell’Inter.
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