Tecnologia

Tokenizzazione di obbligazioni e azioni

Con il recentissimo Decreto Legislativo 25/2023 Il governo ha approvato una serie di norme che consentono l’uso di tecnologie blockchain e di registri distribuiti per la tokenizzazione di una serie di strumenti finanziari, come obbligazioni e azioni, per la loro custodia, prova ed esercizio dei diritti correlati, ecc.

È certamente un passo avanti. Tuttavia, anche se per alcuni sembra una rivoluzione copernicana, a ben vedere non lo è.

Il decreto disciplina l’utilizzo delle tecnologie di registro distribuito per una serie di titoli rappresentativi di diritti: tra i principali, le azioni societarie, le obbligazioni, i titoli di debito di società a responsabilità limitata, altri titoli consentiti dalla legge, e una serie di molti altri strumenti monetari e finanziari, già esistenti e dettagliatamente disciplinati nell’ordinamento italiano, sia nell’ambito del diritto civile, in materia societaria, sia nell’ambito della normativa di settore, bancaria e finanziaria.

Il provvedimento, in realtà, costituisce il recepimento di un regolamento europeo (858/2022) che disciplina l’introduzione di un regime pilota per le infrastrutture di mercato basate sulla tecnologia di registro distribuito e che modifica i precedenti regolamenti (UE) n. 600/2014 e (UE) n. 909/2014 e la direttiva 2014/65/UE.

L’obiettivo del decreto è, da un lato, quello di evitare il rischio che gli operatori italiani si trovino in una situazione di svantaggio competitivo rispetto agli operatori degli altri Stati membri dell’Unione Europea; dall’altro, intende agevolare la finanza digitalizzata semplificando lo sandbox, l’ambiente controllato in cui gli intermediari vigilati e gli operatori FinTech hanno a disposizione un periodo di tempo limitato per testare prodotti e servizi tecnologicamente innovativi nei settori bancario, finanziario e assicurativo.

Il decreto, quindi, fa sistematico riferimento alle definizioni (soprattutto quelle tecniche) già contenute nella normativa europea e fornisce una serie di indicazioni sulle caratteristiche, sulle modalità di manutenzione e sulle conseguenze giuridiche che derivano da tutto quanto iscritto nei registri diffusi.

L’articolo 4 in particolare definisce le funzioni e le caratteristiche dei registri (tra cui “l’integrità, l’autenticità, la non ripudiabilità, la non duplicabilità e la validità delle registrazioni attestanti la titolarità e il trasferimento degli strumenti finanziari digitali e i relativi vincoli”), nonché il valore legale di quanto in essi registrato. Il successivo art. 5, infatti, definisce analiticamente gli effetti dell’iscrizione nel registro e gli articoli successivi ne disciplinano gli aspetti operativi correlati, quali il diritto di intervento e di esercizio del diritto di voto, il diritto al pagamento dei dividendi, la creazione di vincoli, ecc.

Una parte importante del decreto riguarda poi la necessità di individuare un soggetto responsabile della tenuta dei registri e stabilisce requisiti soggettivi (quali l’onorabilità), obblighi di condotta e conseguenze giuridiche in caso di violazione di tali obblighi e nel caso in cui vengano meno i requisiti per assumere l’incarico di soggetto responsabile della tenuta di tali registri.

Tale figura, pertanto, è disciplinata in modo dettagliato e l’iscrizione di tali soggetti in un apposito elenco dei responsabili dei registri per la circolazione digitale è richiesta, quale presupposto imprescindibile per ricoprire tale ruolo e delega alla Consob la vigilanza su tutto ciò che concerne l’ammissione al registro, l’eventuale cancellazione.

Questi in sintesi i contenuti del decreto. Sicuramente un passo avanti verso il riconoscimento del valore legale delle tecnologie di contabilità distribuita.

Qualcuno potrebbe obiettare che la norma non ha nulla di rivoluzionario, perché, in ultima analisi, non fa altro che certificare che una serie di diritti e obblighi, già storicamente esistenti nell’ordinamento italiano (come in quello di quasi tutti i Paesi), possono “viaggiare” e circolare su tecnologie e registri distribuiti, a patto che vengano rispettate determinate condizioni e cautele.

In realtà, però, il decreto costituisce un ulteriore passo nel processo di avvicinamento tra il mondo della finanza e delle imprese tradizionali e quello della finanza digitale e crittografica e, quindi, verso una progressiva accettazione diffusa della finanza digitale. criptovalute (che basano la registrazione delle transazioni sulla tecnologia blockchain) come mezzo di pagamento.

Non è un caso che il numero di aziende che accettano pagamenti in criptovaluta sia in crescita.

Ne è un esempio il Gruppo italiano Allcore: dal 1° gennaio 2022 tutte le società del Gruppo hanno iniziato ad accettare le criptovalute tra le forme di pagamento e, nello specifico, Soluzione Tasse intende essere la prima società quotata in Italia, e tra le prime in Europa, a spostare parte della propria tesoreria in criptovalute e, quindi, sulla tecnologia blockchain.

Una divisione speciale chiamata Cripta&Co. (cryptandco.com), dove un pool di professionisti in ambito fiscale, legale e contabile offre alla clientela servizi mirati sulle tematiche legali e fiscali delle cripto-attività, ed è pronto ad accompagnare aziende e attività commerciali interessate al processo di tokenizzazione di azioni societarie e strumenti finanziari secondo le modalità previste dal recente decreto.

Le strade che si aprono sono quindi ricche di possibilità, ma quali sono concretamente i vantaggi e i rischi della scelta di utilizzare la blockchain per incorporare obbligazioni o azioni in un token?

I vantaggi della tokenizzazione delle attività finanziarie: obbligazioni e azioni

IL tecnologia blockchain sta rivoluzionando il settore finanziario, consentendo la digitalizzazione di molti prodotti tradizionali.

Uno di questi è rappresentato dalle azioni e dalle obbligazioni, che ora possono essere tokenizzato.

La tokenizzazione è il processo di trasformazione di un asset finanziario tradizionale in un token, o unità digitale su una blockchain. Ciò significa che l’asset è rappresentato da un codice univoco che è registrato in modo immutabile su una blockchain.

I vantaggi sono tutt’altro che trascurabili: maggiore accessibilità, riduzione dei costi, maggiore trasparenza, flessibilità nell’emissione di nuovi titoli e garanzie.

Per quanto riguarda la maggiore accessibilitàLa tokenizzazione rende azioni e obbligazioni accessibili a un pubblico più vasto.

Poiché la negoziazione avviene interamente online, gli investitori possono acquistare e vendere token ovunque si trovino, senza dover recarsi fisicamente in una banca o in una società di intermediazione.

Inoltre, grazie al recente decreto, alla maggiore accessibilità si accompagna finalmente un quadro normativo che offre maggiori certezze.

La tokenizzazione di azioni e obbligazioni, quindi, può ridurre i costi associati alla negoziazione di questi prodotti finanziari.

Poiché le transazioni avvengono sulla blockchain, le commissioni di transazione sono generalmente inferiori rispetto alle transazioni tradizionali.

Un altro aspetto da considerare è che la blockchain offre un maggiore trasparenza per quanto riguarda la proprietà e la titolarità di azioni e obbligazioni tokenizzate. Poiché tutte le transazioni sono registrate in modo immutabile sulla blockchain, l’intero ciclo di vita degli asset può essere tracciato.

Sempre dal fatto che i token vengono registrati in modo univoco e non modificabile, nasce la maggiore sicurezza nel trading. Poiché i token sono immutabili, sono difficili da contraffare o manipolare.

Ultimo ma non meno importante, il vantaggio è il maggiore flessibilità di emissione di nuovi titoli; gli emittenti, infatti, possono creare e distribuire nuovi token in modo rapido ed efficiente, senza dover ricorrere agli intermediari finanziari tradizionali.

Gli svantaggi della tokenizzazione dei prodotti finanziari

Naturalmente, come per ogni cosa, c’è un rovescio della medaglia.

Tra gli svantaggi della tokenizzazione degli asset finanziari, è importante evidenziare quelli legati alla conservazione dei token, alla custodia e alla protezione dei portafoglio da possibili attacchi hacker.

Un altro svantaggio può essere la governance della blockchain. Ogni blockchain è infatti governata dalla maggioranza dei nodi e, se questa diventasse malevola certificando informazioni false, la blockchain potrebbe essere alterata e le sue caratteristiche essenziali di certezza andrebbero perse.

In conclusione, il Decreto Legislativo 25/2023, laddove fornisce un quadro normativo chiaro che consente la tokenizzazione di azioni e obbligazioni, offre importanti opportunità e relativi vantaggi e non vi è dubbio che la tecnologia blockchain stia cambiando il volto del settore finanziario.

Tuttavia, siamo solo all’inizio di una rivoluzione che dobbiamo imparare a conoscere per non trovarci impreparati.

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